• English
  • Հայերեն
  • Italiano
Ambasciata della Repubblica d'Armenia presso la Santa Sede
  • L’Ambasciata
    • Contatti / Orari
    • Galleria fotografica
  • Armenia
    • Generale
    • Governance
    • Cultura
    • Storia
    • Studiare in Armenia
    • Fare affari in Armenia
  • Notizie e informazioni
    • Notizie
  • Portogallo

L'intervista dell'Ambasciatore della Repubblica d’Armenia Garen Nazarian a "Telepace"

20 september, 2019
L'intervista dell'Ambasciatore della Repubblica d’Armenia Garen Nazarian a "Telepace"
download
see_gallery

Intervistatore: Oggi, alla vigilia della Festa dell'Indipendenza della Patria, vorremmo affrontare le questioni che impensieriscono la Repubblica d’Armenia e il popolo armeno, tra cui la tutela dell’armenità, dell'identità armena, il ruolo delle comunità della diaspora, e anche le relazioni tra l’Armenia e la Santa Sede. Naturalmente, possiamo discutere questi argomenti in modo più approfondito con il Rappresentante dell'Armenia. Oggi, la sezione armena di "Telepace" vuole intervistare Garen Nazarian, l'Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario dell'Armenia presso la Santa Sede, il Sovrano Militare Ordine di Malta e la Repubblica Portoghese. Salve, Signor Ambasciatore.

RISPOSTA: Benvenuto, sono felice di salutare Lei, cosi come i telespettatori di "Telepace" dall'Ambasciata della Patria. Uso di proposito l'espressione "Ambasciata della Patria", perché la nostra rappresentanza diplomatica, al servizio delle relazioni interstatali tra la Repubblica d'Armenia e la Santa Sede, ritiene che la sua funzione principale sia quella di sviluppare costantemente le relazioni armeno-vaticane che vantano una storia secolare. Alla base di questi antichi legami e rapporti c’è l'enorme contributo e il lavoro devoto di tutte le espressioni del nostro popolo.

DOMANDA. Ha menzionato la parola Patria, Ambasciata della Patria... 150 anni fa P. Ghevond Alishan scrisse: "Patria...! È una delle poche parole che è quasi imbarazzante da spiegare ad una persona colta e saggia (...), il cuore la percepisce quasi prima della mente, la capisce, la conosce; la conosce anche quando non riesce a spiegarla in poche parole, soprattutto quando delle teorie politiche e morali ne hanno cambiato, alterato e mutato il significato (...) Ed ecco che [l'essere umano] conosce la sua nazione e vi riconosce il suo Connazionale, e riconosce il luogo in cui egli abita sulla terra come la propria Patria. È naturale per l’uomo cercare e amare la Patria. Dov'è la Patria...?" chiede Alishan. Possiamo rivolgere a Lei la stessa domanda?

RISPOSTA: Le parole di Alishan che l’uomo dovrebbe cercare e amare la propria Patria risuonano ancora oggi come un messaggio vitale e un interrogativo attuale. Dov'è e qual’è la Patria? La mia Patria è l'agricoltore del paesino vicino al confine dell'Armenia, la mia Patria è lo studente armeno dell'Università di Harvard, la Patria è il soldato armeno che si trova al confine tra Artsakh e Azerbaigian e, allo stesso tempo, lo è il responsabile o il membro di un ente armeno in Australia, è il migrante armeno che vive in una remota regione della Russia, è il prete armeno che sta al sevizio degli armeni in Canada o in Argentina, e così via. La Patria siamo noi, con il nostro piccolo Stato armeno, ma con una geografia ampia e impressionante. La Patria è il ricco patrimonio storico e culturale tramandato a noi dal passato, mentre l'identità è la visione sul nostro futuro, cosi come la nostra responsabilità nei confronti di tutto ciò. Penso si possa formulare così.

DOMANDA. Ha citato l'Armenia, l'Australia, la Russia... allora qual è l'identità di un armeno? Un armeno è un cittadino del mondo? Quali sono i fattori per preservare quell'identità?

RISPOSTA: Alcuni autorevoli studiosi armenologi ritengono che sia difficile parlare dell'identità armena al singolare. L'armeno ha diverse identità, dovute alla cronologia della creazione degli insediamenti della diaspora, alla geografia o alle caratteristiche e ai costumi dei Paesi ospitanti. Penso che un armeno, sì, sia anche un cittadino del mondo. Questo non ha assolutamente nulla a che fare con mondializzazione, globalizzazione o processi migratori dei nostri tempi. Le radici dell’armeno in quanto cittadino del mondo vanno cercate nelle profondità dei secoli. Essendo al crocevia degli interessi di superpotenze, a causa di guerre e di legami commerciali internazionali, l'armeno è diventato il custode inflessibile delle proprie radici, della propria identità e, allo stesso tempo, un cittadino che comprende e rispetta culture diverse, vale a dire è un cittadino del mondo, come ha detto Lei. I frammenti del nostro popolo, sopravvissuti miracolosamente al genocidio, sono riusciti a integrarsi al meglio nella vita socio-economica e politica dei Paesi ospitanti e allo stesso tempo a preservare il proprio carattere e identità nazionale grazie a tale capacità. Questa è una realtà, che ritengo sia una richezza e un vantaggio.

DOMANDA. Lei ha menzionato i frammenti del popolo armeno. Essi sono disseminati in tutto il mondo ed hanno creato molteplici istituzioni, strutture. Tali istituzioni, difensori della nostra identità, sono oggi minacciate, in particolare in Medio Oriente. Quali sono i loro doveri e responsabilità in materia di salvaguardia degli armeni e dell'identità armena?

RISPOSTA: Penso che si debba notare innanzitutto che l'identità armena non è un sostantivo astratto, anzi, è tangibile. Quellidentità e le sue culle si possono vedere, toccare, esserne ispirati. Stiamo parlando di un patrimonio storico e culturale di tutto rispetto che ci è giunto grazie alla dura lotta dei nostri antenati. Oggi ne siamo orgogliosi, allo stesso tempo ci presentiamo al mondo come rappresentanti di una ricca civiltà il cui culle possiamo vedere in Armenia, Artsakh, Francia, Venezia, Vienna, Gerusalemme, Libano, Cipro e ovunque. Oggi, nella rete panarmena è in corso un dibattito sulla conservazione delle nostre culle identitarie e sulla loro ulteriore amministrazione o gestione, a volte con approcci e punti di vista contrastanti, propabilmete per insufficienza di infomazioni, di comunicazioni o per mancata trasparenza. Tuttavia, è giunto il momento per noi di essere più realistici, lasciare da parte l’emotività e fare passi concreti in questa materia. Nei nostri discorsi spesso è possibile imbattersi in formulazioni importanti sull’armenità, su come conservarla, formarla, presentarla, ma sorge la domanda se abbiamo svolto i nostri compiti, in particolare, se abbiamo analizzato come la globalizzazione moderna o, come è consuetudine dire, le dinamiche transfrontaliere e i processi da essa provocati influiscono sui fondamenti della nostra identità, quali sono le minacce o se è possibile trasformare queste sfide in nuove opportunità. Queste sono domande che attendono una risposta quanto prima. Penso che lo Stato, la nostra comunità scientifica, le strutture della diaspora e la Chiesa abbiano un ruolo alla pari in questa materia.

DOMANDA. Ha fatto riferimento ai valori e al patrimonio creato dai nostri antenati. Molte volte si parla anche dei valori europei o occidentali. Di quali valori parliamo? Dobbiamo accettare o fare nostro tutto ciò che è europeo o occidentale? Ci sono valori peculiari ed esclusivi per la nostra nazione lasciati in eredità dai nostri avi al popolo e alla Patria?

RISPOSTA: Solleva una buona domanda sul fatto che se dobbiamo adottare o meno i valori occidentali. Prima di essere nominato quale Ambasciatore dell'Armenia presso la Santa Sede, per un certo periodo sono stato responsabile delle azioni che il Governo stava svolgendo in ambito europeo. Prima di tutto, mi lasci dire che alla base del partenariato allargato dell'Armenia con l'Europa, cioè con l'Unione Europea e i suoi Stati membri, ci sono valori universali, non europei, americani o canadesi. Questi valori sono globali e universali. Sono formulati nella Carta delle Nazioni Unite, nei patti internazionali, nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, nella Convenzione delle Nazioni Unite sulla prevenzione dei genocidi e in altri documenti internazionali fondamentali, che l'Armenia ha sottoscritto da tempo. Tali valori li definiamo europei, ma bisogna considerare che essi sono ancorati sulla roccia del cristianesimo. In altre parole, l'identità europea non si comprenderebbe senza il cristianesimo, l'essenza del continente europeo oggi si percepisce attraverso le radici cristiane. Ancora oggi lo spirito europeo è unito, perché agisce come unione di 28 Paesi, il cui fondamento è costituito da valori cristiani e universali, tra cui la dignità umana, le libertà e la giustizia, il rispetto della vita, la famiglia, la fede, lo stato di diritto, eccetera.  Questi sono i principi che stanno alla base anche delle azioni del Governo della Repubblica d’Armenia. Per noi, come prima nazione ad aver proclamato il Cristianesimo quale religione di Stato, il modello di sicurezza e di sviluppo con quel fondamento e con quei valori è altamente percepibile e accettabile. Questo è forse il motivo per cui oggi l'Armenia e l'Unione europea agiscono come partner naturali e cooperano attivamente in una serie di importanti direzioni. Inoltre, questa cooperazione non può in alcun modo intaccare la nostra identità o metterla in pericolo, perché l'essenza armena, la nostra civiltà ha superato la prova del tempo e non sta cercando di adottare valori occidentali e orientali. Sappiamo chi siamo, da dove veniamo e dove stiamo andando e, in questo senso, la nostra essenza e la nostra identità sono perfette.

DOMANDA. Parliamo dei rapporti tra la Repubblica d’Armenia e il Vaticano. Il Vaticano è il più grande ente cristiana e ha legami di lunga data con l'Armenia. Attualmente, viene data una particolare importanza alle relazioni diplomatiche con la Santa Sede. D'altra parte, considerando che il Vaticano è lo Stato più piccolo del mondo, giustifica la presenza di un'ambasciata armena qui? In passato i rapporti sono sempre stati stretti, anche se all'epoca non c'erano relazioni diplomatiche, possiamo ricordare i Papi Benedetto XIV, Giovanni Paolo II, che hanno teso una mano a sostegno degli armeni a partire dal genocidio fino agli anni del terremoto. E nel 2015, su richiesta del Patriarca di Cilicia degli armeni Nerses Bedros XIX Tarmouni, Papa Francesco ha celebrato una liturgia e in quell'occasione ha riconosciuto pubblicamente il Genocidio. In che misura può oggi il Vaticano contribuire alla soluzione dei problemi panarmeni, al riconoscimento dei diritti e al benessere dell'Armenia in generale?

RISPOSTA: Ho avuto occasioni di parlare delle nostre relazioni bilaterali. Prima di tutto, devo ricordare che non consideriamo il Vaticano come un piccolo Stato all'interno dei suoi confini amministrativi. La Santa Sede e il Santo Padre in persona svolgono un ruolo attivo nelle relazioni internazionali. In generale, la pace nel mondo e la creazione dei presupposti per raggiungerla hanno sempre dominato l'agenda politica estera del Vaticano. Per quanto riguarda le nostre relazioni bilaterali, i due Stati condividono gli stessi principi universali che sono alla base delle moderne relazioni internazionali. L'Armenia e la Santa Sede hanno approcci armoniosi per risolvere i problemi e le sfide regionali urgenti di oggi e allo stesso tempo condividono le stesse preoccupazioni. Tra questi distinguerei la nostra visione comune su come raggiungere pace e sviluppo, il nostro approccio su come risolverre conflitti e disaccordi, ovvero attraverso i negoziati, rifiutando l'uso della forza o la minaccia di essa. Il Governo armeno e il nostro popolo apprezzano molto il messaggio di principio e unanime di Sua Santità Papa Francesco in occasione del 100° Anniversario del Genocidio Armeno. Ciò ha unito noi armeni, ha confortato i nostri amici, tanto che dopo il 2015 sono succedute dichiarazioni, decisioni e risoluzioni sul riconoscimento ufficiale del Genocidio Armeno da parte di diversi Paesi. Riconoscere il crimine di genocidio è il presupposto più importante per ottenere giustizia e solidarietà duratura tra nazioni e stati. Siamo grati a tutti coloro, ivi compresi i nostri padri spirituali, che nel passato e anche oggi continuano ad adoperarsi per sostenere il processo di riconoscimento internazionale del Genocidio Armeno, che è incluso come priorità nella nostra agenda di politica estera.

DOMANDA. Il Vaticano come Stato e anche come Ente religiosa rappresenta il mondo cattolico. Considerando gli obiettivi della Sua missione diplomatica, come vede i rapporti tra la Repubblica d'Armenia e il mondo cattolico, e in particolare, con il Patriarcato e la Chiesa cattolica armena? E vorremmo anche sapere quali sono i progetti per il futuro?

RISPOSTA: Oggi possiamo giudicare eccellenti i nostri rapporti con la Santa Sede. Come ho già accennato, il nostro compito è sviluppare legami interstatali in vari campi. Valorizziamo il dialogo inter-ecclesiale che si svolge in parallelo, che, per quanto ne so, procede senza ostacoli tra la Chiesa apostolica armena, la Chiesa cattolica armena e la Chiesa cattolica romana. Se riassumiamo le principali direzioni di lavoro dell'Ambasciata, dobbiamo sottolineare che la nostra agenda politica include la protezione delle minoranze religiose e dei cristiani in Medio Oriente e la conservazione del patrimonio storico e culturale cristiano. Riteniamo inoltre necessario mantenere la dinamica delle visite ad alto livello tra l'Armenia e la Santa Sede. Per noi è importante il lavoro con i Paesi con popolazione cattolica, dove l’Armenia ancora non ha Rappresentanze diplomatiche, che, invece, sono accreditate e hanno Ambasciate presso la Santa Sede. Nel campo della scienza e della cultura progettiamo collaborazione, tra Vaticano e Matenadaran nel settore archivistico, di nuove pubblicazioni, di studi congiunti, di restauro di manoscritti, al fine di ampliare la conoscenza dei valori culturali armeni. Attribuiamo importanza anche all'organizzazione dei pellegrinaggi in Armenia, questo è anche legato al piano del Governo armeno per promuovere il turismo in Armenia, sono lieto che siano già stati compiuti passi concreti in questa direzione. Anche lo svolgimento di convegni scientifici sui rapporti armeno-vaticani, la preparazione di documentari saranno al centro della nostra attenzione. Continueremo il lavoro con le organizzazioni pubbliche che cooperano con la Santa Sede, in particolare con le strutture coinvolte in attività umanitarie nella regione. Vorrei mettere in risalto anche i legami e l'interazione tra l'Ambasciata e la Congregazione Mekitarista e il Pontificio Collegio Armeno Levoniano. Valorizziamo l'ottimo rapporto che abbiamo avuto finora e intendiamo svolgere una cooperazione mirata in questa direzione. Questo è un elenco parziale di ciò che dobbiamo fare e ovviamente siamo aperti a vari suggerimenti per quanto riguarda l'attuazione di tutto ciò. 

DOMANDA: In passato ha svolto proficue missioni in Svizzera, negli Stati Uniti, in Iran, presso il Ministero degli Affari Esteri. Quali sono le aspettative della rappresentanza diplomatica della Repubblica d’Armenia dalle comunità armene, dagli individui e dalle istituzioni della diaspora?

RISPOSTA: Ad essere sincero, non ho aspettative, ma ho un desiderio. Penso che i tempi siano maturi per portare avanti un dialogo strategico nel quadro della nostra realtà armena - come immaginiamo la Patria di domani, in che misura le nostre idee coincidono o differiscono e quali sono le nostre percezioni delle sfide che sorgono dalla situazione odierna? È importante per noi avere un'idea chiara di come questi sviluppi influenzano la nostra Patria, l'Armenia, l'Artsakh e le comunità della diaspora. Il mio desiderio è che si svolgano discussioni inclusive su questi temi e che vengano alla luce nuovi approcci e nuove proposte. A questo proposito, il Primo Ministro della Repubblica d’Armenia ha recentemente presentato il suo parere sulla formazione dell'agenda panarmena durante la sua visita in Artsakh e ha sottolineato con forza l'importanza del coinvolgimento dei giovani nel processo di discussione delle questioni di questo ordine del giorno. La nostra Ambasciata intende avviare questa discussione e, il mio desiderio è avviarla con il coinvolgimento dei giovani studenti armeni delle università locali e di altre parti interessate. Penso che converrà con me sul fatto che i giovani sono il cuore pulsante di noi armeni, e hanno qualcosa di speciale da dire e un ruolo unico per discutere e trovare risposte a tutte le domande che abbiamo sollevato in questa intervista e non solo.

Intervistatore: Grazie per una discussione molto interessante. 

L'intervista ha condotto Padre Nerses Sakayan

Roma, 20 settembre 2019

share:
Sito ufficiale
MAE RA
La doppia
cittadinanza
Elettronica
visti
Domande di
visto

Via dei Corridori, 64 - 00193 Roma

Ambasciata della Repubblica d'Armenia presso la Santa Sede

© 2011-2025, Հեղինակային իրավունքները պաշտպանված են: