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200° anniversario della nascita di Ghevond Alishan

06 july, 2020

Il Matenadaran di Mesrop Mashots (Museo Istituto di manoscritti antichi), gli Istituti di Storia e Letteratura dell’Accademia Nazionale delle Scienze, le Ambasciate della Repubblica d’Armenia presso la Santa Sede e presso lo Stato Italiano, in occasione del 200° anniversario della nascita oggi rendono omaggio all'eredità di uno dei giganti dell’ingegno armeno, il grande Ghevond Alishan (Leonzio Alishan).

L’opera di Padre Alishan è all’origine e alla successiva evoluzione dell’intera attività della Congregazione Mechitarista.

Gli studi dei Padri Mechitaristi - nella storiografia, nella geografia storica, nella topografia, nell’archeologia e non solo - iniziati da Mekhitar di Sebaste e da Mikael Chamchyan e proseguiti poi da Ghukas Inchichyan, da Stepanos Giver Agonts e da Mkrtich Avgeryan, furono completate dal lavoro scientifico di Ghevond Alishan.

È grazie al fulgido spirito patriottico, caratterizzante l’opera di Padre Alishan per mezzo del quale si intrecciano l’accurata analisi scientifica e lo spirito popolare, che il Patriarca armeno (come viene chiamato oggi) ha occupato un posto di rilievo nel panorama scientifico europeo così come in ogni strato della popolazione armena.

Non è un caso perciò che ogni celebrazione a lui dedicata non solo riesca a riunire idealmente tutti gli armeni ma che riesca ad avere una portata internazionale.

E sarebbe successo anche in occasione di questo anniversario se la pandemia non avesse in parte modificato e in qualche misura ritardato le celebrazioni che avranno inizio il 6 luglio, giorno della sua nascita.

I Padri Mechitaristi, e tra loro Padre Alishan, avevano forte il sogno di riavere uno stato armeno.

A Padre Alishan va il merito, durante la 3° Conferenza geografica di Venezia del 1881, di aver presentato l’Armenia con un padiglione a se stante che superò per successo le esposizioni degli altri Paesi e che purtroppo aveva un’unica lacuna: non aveva una propria bandiera.

Sempre a Padre Ghevond Alishan si deve l’incredibile contributo dato a ogni area degli studi armenistici. Fu lui a entrare nella storia della nuova letteratura armena come uno dei fondatori e luminari della poesia armena scritta in ashkharhabar, la lingua parlata dal popolo.

"La Patria (...) è una delle poche parole che potrebbe essere quasi vergognoso spiegare ad una persona colta e sveglia (...), il cuore la percepisce quasi prima del pensiero, la capisce e la conosce. La conosce anche quando non riesce a esprimerla con poche parole e, soprattutto, quando le teorie politiche e morali ne hanno alterato o mutato il significato (...). Ed è allora che [l'essere umano] conosce la sua nazione e vi riconosce il suo Compatriota e riconosce il luogo in cui egli abita sulla terra come la propria Patria. È naturale cercare e amare una persona per la Patria. Dov'è la patria?"

Fu lo stesso Alishan a rispondere nel migliore dei modi alla sua domanda: “(...) Laddove si sentono i canti della Patria, la Patria è viva.”

Con questa profezia, Alishan è riuscito nell’intento di trasmettere il canto della Patria alle generazioni future, rafforzandone i toni in Armenia e in diaspora, nonostante le numerose difficoltà affrontate dal popolo armeno in assenza di un suo Stato. Ancora oggi, di fronte alle sfide globali, l'eredità di Alishan è una linea guida per gli armeni di tutto il mondo affinché rimangano saldamente ancorati alle loro radici.

Tra le opere di Alishan quelle dedicate alla storia e alla geografia occupano un posto speciale. Senza essere mai stato in Armenia descrisse le caratteristiche, la storia e la collocazione delle regioni, delle province, delle città e dei villaggi dell’Armenia, tracciandone nei particolari i monumenti della cultura materiale. La sua produzione dedicata alle regioni dell’Armenia storica è ancora oggi fonte inesauribile per i ricercatori. Alishan era ancora in vita ma la frase "Alishan è un occhio grande e lungimirante che vive a Venezia ed è in grado di contare tutte le pietre dell'Armenia" era già diventata un modo di dire.

Lui, che aveva la piena padronanza delle lingue europee e orientali, fu anche un valente traduttore e non possiamo non ricordare la traduzione del canto quarto del poema "Childe Harold's Pilgrimage " (1860) di George Byron intitolato l’Italia.

Tra i tanti i riconoscimenti che gli furono attribuiti, fu insignito del titolo di Membro Onorario della Società italiana dell'Asia e Membro Onorario dell'Accademia di Venezia.

Fu inoltre docente del Collegio Moorat-Raphael di Venezia.

Oggi, quando il sogno dei Mechitaristi è oramai diventato realtà, possiamo affermare con orgoglio che l’eredità di Alishan è stata degnamente valorizzata: sono state pubblicate una parte del suo monumentale corpus di lettere, le sue opere letterarie, le memorie dei suoi contemporanei, nonché una serie di studi a lui dedicati.

Ogni uno studio di armenologia di un certo spessore non può prescindere da uno o più riferimenti al grande armenologo.

Tanto nella Repubblica di Armenia quanto in Diaspora le opere di Alishan sono custodite come reliquie sacre: i suoi manoscritti, le sue opere con le sfarzose copertine dorate a opera dei Mechitaristi, i tomi con le sue dediche autografe.

La celebrazione del 200°anniversario della nascita di Ghevond Alishan ci aiuterà a costruire l’Armenia che fu il sogno spirituale di tutta la vita del Patriarca del mondo armeno.

 

Yerevan-Roma, 6 luglio 2020

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