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Intervista dell'Ambasciatore Garen Nazarian a ORER

31 may, 2020

L'Ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica d’Armenia presso la Santa Sede e in Portogallo Garen Nazarian risponde alle domande di Hakob Asatryan, caporedattore del periodico armeno-europeo ORER

 

ORER - L'Italia è diventata il principale focolaio di coronavirus in Europa. Guardando indietro, dove è iniziata la diffusione del contagio e come mai non è stato possibile prevenirla per tempo? Qual è stata la ragione per cui il governo italiano non è riuscito a contrastare rapidamente la diffusione del virus?

GAREN NAZARIAN - Sì, l'Italia è stato uno dei primi paesi in Europa ad avere casi di infezione da coronavirus ed è attualmente il terzo paese più infetto d'Europa. I primi casi sono stati registrati il ​​30 gennaio, dopodiché il governo italiano ha adottato misure per prevenire la diffusione del virus, in particolare ha immediatamente sospeso le comunicazioni aeree con la Cina e ha dichiarato lo stato di emergenza per sei mesi nel paese. Poi, con la diffusione del coronavirus, il governo ha dovuto inasprire le restrizioni mettendo addirittura in quarantena, in "zona rossa", l'intero territorio nazionale. Va notato, tuttavia, che l'Italia è il paese con il maggior numero di persone testate in Europa in termini di popolazione.

E perché non è stato possibile prevenire rapidamente la diffusione del coronavirus․ Probabilmente all’inizio la popolazione non pensava che il virus fosse così pericoloso. Se in molti paesi europei tutti corrono a casa dopo il lavoro, in Italia non è così. Il popolo italiano è molto caloroso e amichevole e il momento dell’aperitivo, quando ci si riunisce con parenti e amici la sera dopo il lavoro per raccontarsi e discutere le notizie del giorno, è imprescindibile nella vita di ogni italiano. Forse questa abitudine è stata parte in causa nella velocità con cui l’infezione si è diffusa. Bisogna comunque tenere conto che nei primi mesi nessun governo è stato in grado di impedire la diffusione della pandemia e di intraprendere una lotta globale ed efficace contro una simile catastrofe. 

ORER - Com'è stata la collaborazione tra i cittadini italiani e il governo? Alcuni hanno criticato il governo, altri hanno criticato i cittadini per il mancato rispetto delle regole. Quali misure ha adottato il governo per limitare la diffusione del contagio e quali sono i presupposti per il futuro?

GAREN NAZARIAN - Si può affermare che, mediante la circolazione delle informazioni e la comunicazione tra istituzioni italiane, è stato possibile superare la crisi senza precedenti causata dalla diffusione del coronavirus, la prima ondata come ormai tutti dicono. Per superare questa crisi il governo ha adottato misure mai prese prima, la più importante ed efficace delle quali è stata probabilmente l'appello del governo "Restiamo a casa (#iorestoacasa)". Ritengo che proprio grazie alla comprensione e alla pazienza reciproca se oggi gli italiani possono gradualmente tornare alla loro vita di tutti i giorni: uscire per strada, andare al lavoro, incontrare i parenti, frequentare le palestre, passeggiare nei parchi, ovviamente tutto nel rispetto delle norme di sicurezza sanitaria.

Si prevede a breve la libera circolazione tra le regioni italiane, la ripresa dei collegamenti con l'Ue e i Paesi Schengen che potrebbe comportare rischi ulteriori. Speriamo che siano ridotti al minimo, che siano gestibili e che una seconda ondata di contagi venga evitata.

ORER - Ci sono state notizie di contagiati tra gli armeno-italiani. Se ne conosce il numero? Quali sono le loro condizioni di salute? C’è stata cooperazione tra voi e le organizzazioni e le associazioni armene in Italia?

GAREN NAZARIAN - Sì, secondo le notizie in nostro possesso purtroppo ci sono stati casi di contagio tra gli armeni che vivono in Italia. Non è da escludere, però, che il numero degli infetti possa essere molto più elevato, in quanto l'ambasciata è informata solo dei contagiati che ci hanno contattato.

Essendo stati in isolamento e avendo ricevuto le cure mediche necessarie, tutti i contagiati sono guariti e due di loro sono già tornati in Armenia e si sono riuniti alle loro famiglie.

La necessità di collaborare con le organizzazioni e le associazioni armene in Italia, i privati ​​e il nostro consolato onorario in Veneto si è sentita quando, nella fase più acuta della pandemia, ci siamo coordinati con il Ministero degli Esteri armeno per evacuare i nostri cittadini dalle regioni settentrionali del paese focolaio del virus. La dislocazione dei nostri cittadini nel vasto territorio italiano ha richiesto l’utilizzo di ogni risorsa possibile, includendo anche quanto poteva essere fatto dalle organizzazioni e dalle associazioni armene. In questo processo è stata possibile anche la cooperazione con le autorità centrali e locali italiane.

ORER – Le due ambasciate armene a Roma sono rappresentate non solo nella Santa Sede e in Italia, ma anche in Portogallo e a Malta. Poiché attualmente, fino alla nomina di un nuovo ambasciatore, lei sta coordinando il lavoro dell'Ambasciata d'Armenia in Italia nell'ambito della lotta alla pandemia, vorrei farle delle domande anche per l’Italia e Malta. Come si sta affrontando la pandemia in questi paesi e qual è la situazione degli armeni sul posto?

GAREN NAZARIAN - Posso dire che le misure anti pandemia introdotte dal governo maltese hanno dato risultati positivi. Sono state adottate severe restrizioni alla circolazione e al momento l'aeroporto e i porti sono chiusi. Secondo le informazioni che abbiamo al momento, anche la vita a Malta sta gradualmente tornando alla normalità. Malta è stata descritta dall'Organizzazione mondiale della sanità come un paese esemplare nella lotta al coronavirus.

Il modello portoghese della lotta all'epidemia si basa sul meccanismo di risposta rapida e sulla capacità di fornire cure mediche a domicilio. Ciò consente di utilizzare gli ospedali e soprattutto i reparti di rianimazione solo per casi gravi. Certo, è difficile dire quale sia il modello efficace o fare valutazioni, perché ogni paese ha i suoi approcci, ambiente sociale, geografia, demografia diversi, ecc.

Siamo in contatto con i nostri connazionali in quei paesi, aggiorniamo regolarmente le informazioni nei nostri database sulla base della loro situazione, ne informiamo Yerevan. In questi giorni i nostri connazionali residenti a Malta e in Portogallo continuano a contattarci con varie domande, in particolare per consigli sul rientro in Armenia.

ORER - Quale aiuto ha fornito l'Ambasciata d'Armenia ai cittadini armeni residenti in Italia e nei paesi rappresentati?

GAREN NAZARIAN - Va detto che durante i giorni di crisi l'ambasciata ha lavorato in modalità di emergenza. A oggi sono attive, 24 ore su 24, le hot line e vengono fornite assistenza e consulenza ai cittadini armeni in Italia e negli altri Paesi in cui siamo accreditati, siano essi residenti permanenti, studenti, turisti o viaggiatori per motivi di lavoro. Le informazioni utili sono costantemente aggiornate sulla pagina Facebook e sul sito ufficiale dell'ambasciata.

Dall'inizio della pandemia, l'Ambasciata ha aiutato circa 160 cittadini armeni organizzando e fornendo supporto per il loro ritorno in Armenia, anche attraverso due voli speciali. In questi giorni l'Ambasciata è in contatto con i cittadini armeni che, per un motivo o per un altro, non hanno approfittato dell'opportunità dei voli speciali ma hanno espresso comunque il desiderio di tornare in Armenia, e sta dando loro consigli, informazioni aggiornate sui voli di transito esistenti e altri servizi consolari.

ORER - Se volessimo riassumere l'esperienza della lotta italiana alla pandemia degli ultimi tre mesi, potremmo dire che l'Italia è meglio preparata per la prevista seconda ondata? Quali sono le valutazioni in merito a questo problema?

GAREN NAZARIAN – A nostro parere, in questi mesi l'Italia ha davvero accumulato una grande esperienza nella lotta al coronavirus. Molti paesi, ritenendola efficace, hanno iniziato ad applicarla al loro interno. Le valutazioni sono diverse e persino contraddittorie. È indubbio che il governo italiano si sta attivando per prevenire una possibile seconda ondata della pandemia ma è chiaro che non dipende solo dai governi, è necessario che ognuno si renda conto delle proprie responsabilità. Nel caso di una società democratica, in una tale situazione di crisi, l'avere fede o fiducia nei passi compiuti dalle autorità competenti è il fattore più importante.

 

Hakob Asatryan

ORER periodico indipendente armeno-europeo

Praga

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