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DISCORSO DI S.E. GAREN NAZARIAN, AMBASCIATORE DELLA REPUBBLICA D’ARMENIA PRESSO LA SANTA SEDE IN OCCASIONE DEL GIORNO DELLA COMMEMORAZIONE DEL GENOCIDIO ARMENO

24 april, 2019

Reverendissimi padri, reverendissime sorelle, cari connazionali, amici,
forse è il segno della provvidenza che il primo incontro con voi da Ambasciatore della Repubblica d’Armenia presso la Santa Sede accada in questo giorno commemorativo, è ciò m’impegna per fare di più senza risparmiare sforzi per ripristinare la giustizia storica ed i nostri diritti.

Per me, credo ugualmente per ognuno di noi è grande la responsabilità quando parliamo del Genocidio armeno. La responsabilità è grande perché prima la catastrofe del 1915 ha causato il massacro di una parte del popolo armeno, successivamente il crimine rimanendo non riconosciuto e impunito, si è ripetuto con una terribile frequenza in diverse parti del mondo, coinvolgendo milioni di persone innocenti.

In qualsiasi paese dove si è verificato crimine di genocidio deve essere concepito come un fallimento nostro e della comunità internazionale; la prevenzione e la condanna devono essere una responsabilità di ognuno di noi e di ogni paese.

Ed è per questo che, più che mai, l'Armenia s'impegna al livello nazionale, regionale ed internazionale per unire tutto il potenziale della popolazione pacifica mondiale per condurre una battaglia spietata contro tale crimine.

Dalla mia esperianza personale posso dire che nell'agenda delle organizzazioni internazionali la prevenzione del crimine di genocidio continua ad occupare un posto di rilievo, e questo è grazie al lavoro diplomatico intraprendente dell'Armenia, che ottiene supporto di gran numero degli stati membri dell’ONU. Il governo della Repubblica d’Armenia ospita periodicamente il global forum per la prevenzione dei genocidi, il quale si è già trasformato in un’autorevole piattaforma di specialisti per rilevare le problematiche di questo male peggiore ed elaborarne le vie di soluzione, radunando gli esperti di fama mondiale, i sopravvissuti dei genocidi, deputati, cerchie parlamentari, governative e non governative. L’Armenia proseguirà gli sforzi in questa direzione dando loro un nuovo slancio e nuovi contenuti.

Cari amici,
il 24 aprile è il giorno del nostro orgoglio. Sì, siamo fieri della storia di successo di ciascun armeno che abita in Armenia, in Artsakh, nella diaspora e presente qui. Siamo fieri perché dopo aver sopravvissuto alla catastrofe del 1915 abbiamo dato Komitas, il Catholicos Vazgen, Cardinal Agagianian, Aram Khachatryan, Galust Gulbenkian, Victor Hambardzumian, William Saroyan, Alek Manukian, Charles Aznavour, Hrant Dink, altri giganti dell’ambito della scienza, dell’arte e degli affari i quali hanno cambiato il mondo così come hanno traformato il nostro paese.

Siamo orgogliosi perché rappresentiamo una ricca civiltà, perché siamo il primo paese cristiano, e oggi perché abbiamo una democrazia in via di sviluppo e vera, e abbiamo uno Stato reale in grado di difendere sia se stesso che ogni armeno in patria e fuori da essa.

Il popolo armeno nel corso della sua storia millenaria ha subito indicibili sofferenze ed ha affrontato innumerevoli prove, ha visto il genocidio, enormi disastri naturali, la dittatura, la pulizia etnica e la guerra, ma non ha mai abbandonato i suoi valori, l'umanità, il pacifismo, ha ben conservato nella mente e nel cuore tutti i grandi umanisti, padri religiosi, personaggi politici e pubblici che hanno rischiato la loro vita per la giustizia e la dignità, per la salvezza della vita umana.

E 'importante notare che commemoriamo le vittime del Genocidio armeno non con un lutto ma con un sentimento di gratitudine rivolto al mondo. Per noi, questo giorno è un'occasione per esprimere la nostra gratitudine ai popoli di pace, ai governi e ai loro Rappresentanti i quali sono in grado di affrontare con coraggio le pagine vergognose della storia, mettendo da parte le cosiddette considerazioni geopolitiche e geo-economiche spingendo avanti l'imperativo di costruire relazioni interstatali, inter-ecclesiali, inter-comunitari ed individuali ancorate sui valori morali, il che caratterizza il mondo civilizzato e l'umanità.

Cogliendo l'occasione, bisogna ricordare quanto sia stato decisivo il messaggio di principio ed inequivocabile di Sua Santità Papa Francesco in occasione del Centenario del Genocidio armeno, che ha unito noi armeni, incoraggiato i nostri amici e dopo il quale si sono susseguiti recentemente processi di riconoscimenti del Genocidio armeno da parte di diversi paesi.

Anche oggi, la comunità internazionale manda messaggio alla Turchia che il Genocidio armeno è un fatto storico e una realtà innegabile, e che mentire e negare la propria storia è ormai inaccettabile. È impossibile occultare i registri dei propri tribunali militari, le testimonianze dei missionari e diplomatici stranieri, i rapporti e le decisioni delle organizzazioni internazionali.

Questi eventi commemorativi rappresentano una grande opportunità per svolgere attività di divulgazione e sensibilizzazione pubblica. Racconta al tuo amico straniero, vicino di casa, compagno di classe, insegnante, collega perché stai combattendo contro la negazione turco-azera; perché negando il passato si mettono in pericolo il presente ed il futuro, o come ha detto Elie Wiesel "La negazione del genocidio è la sua stessa continuazione". E quanto Ankara rinvierà il riconoscimento tanto sarà più difficile per la comunità internazionale distinguere la Turchia di oggi dall'Impero Ottomano che ha commesso il Genocidio.

Il riconoscimento internazionale del Genocidio Armeno non può danneggiare le relazioni bilaterali tra un qualsiasi Paese e Turchia. Al contrario, il processo di riconoscimento crea presupposti per il dialogo e la riconciliazione duratura. Il riconoscimento e la constatazione della verità storica aiuteranno ad aprire l'ultimo confine chiuso con l'Europa quello tra la Turchia e l'Armenia che contribuirà a promuovere la stabilità e lo sviluppo della regione.

In conclusione, vorrei ribadire il nostro appello a tutti i governi progressisti e parlamenti, a tutte le chiese e le organizzazioni internazionali, al mondo accademico e ai media di usare ogni mezzo per non permettere che mai più si infranga la nostra promessa universale di pace, coesistenza e progresso.

 

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